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La poesia della tavola si mette in mostra in una sequenza di quadri di grandi maestri che, con occhio attento alle liturgie del mangiare, aprono le stanze dell'intimità familiare, riempiono di luce i giardini, scoprono paesaggi fatti di cose quotidiane in cui si riconosce la borghesia italiana in uno scorcio di tempo che va dalla fine dell'Ottocento ai primi decenni del Novecento. Dal De Nittis di Pranzo a Posillipo, del 1879, fino agli artisti del Ritorno all'ordine, e del Realismo magico: la stanza azzurra di Llewelyn Lloyd, la pausa dei pescatori di Amedeo Bocchi, il pasto frugale dei contadini di Carena ma anche la quiete sospesa delle sue figure sul prato immerse nella sacralità di antichi riti. Con Felice Casorati la tavola si trasforma in scenografia di corpi ieratici o malinconici, in bilico tra realtà e finzione. Nella pittura di Casorati, Levi, Donghi, Cavalli, le cose, le forme, sono andate oltre la tavola, stanno nei cibi dell'anima.